La “Lonely Planet” ha definito l’Insediamento Rupestre delle Grotte di Zungri “la piccola Matera di Calabria”, qualcuno la definisce la piccola Cappadocia, altri ne parlano come della “piccola Petra di Calabria” perchè si tratta di città di Pietra scavata nella nuda roccia! In questo articolo, vi porto a scoprirle e nel contempo, potrete leggere cosa vedere nel paese di Zungri
Lontane dal clamore mediatico di cui le tre più celebri località sono avvolte, le Grotte di Zungri rappresentano un ulteriore ed importante tassello del patrimonio culturale di una Calabria che pian piano, sta imparando a raccontarsi e svelarsi al mondo dei viaggiatori, dei turisti e dei cultori della bellezza in ogni sua forma!
Bellezza, mistero, natura e cultura che si intrecciano in qualcosa di unico, irripetibile, che parla di una terra che chiede solo di essere scoperta, compresa e visitata anche da voi!
Seguitemi allora nel comprendere meglio il significato della cultura rupestre e nella visita alle Grotte di Zungri, con l’annesso Museo della Civiltà Rupestre e Contadina …
Habitat in Grotta come Cultura:
Dal mondo, sino agli Insediamenti
Rupestri di Zungri!
Questa tipologia di insediamenti e di architetture nel bacino del Mediterraneo, in passato, non rappresentavano nè erano sinonimi di arretratezza, povertà o marginalità di una comunità, quanto di un fenomeno abitativo e culturale con una discreta varietà di scelte insediative, che andavano a rispondere a ragioni di convenienza, benessere e opportunità, come ad esempio nel caso di climi molto torridi e/o desertici!
Un fenomeno trasversale e interculturale identitario quindi, che contraddistingue molte popolazioni delle regioni del Mediterraneo e oltre!
Tralasciando gli insediamenti preistorici, quasi tutte le più grandi civiltà hanno usato questa tecnica in tempi più recenti, tanto che in tutto il mondo ve ne sono le testimonianze!
Per citarne solo qualcuna voglio ricordare gli Etruschi a Chiusi, i romani con le ville ipogee di Bulla Regia, la civiltà buddista in India con i magnifici templi di Ajanta, i nabatei a Petra in Giordania, i cristiani in Cappadocia, con centinaia di chiese affrescate o sempre in Turchia, la città sotterranea di Kaymakli, articolata su ben nove livelli!
E ancora i Bizantini, i Longobardi, i Normanni in molti villaggi e chiese ipogee in Italia, senza tralasciare le tribù locali tunisine e il villaggio di Matmata!
Una piccola carrellata prima di tornare a parlare della Calabria, dove di habitat rupestri ne esistono un bel numero, di grande bellezza storica e paesaggistica!
In Calabria la ricchezza di grotte ed insediamenti rupestri, sono la testimonianza di un habitat e di una civiltà che si svela con lentezza!
Molti approfondimenti andranno fatti per comprendere appieno lo straordinario “fenomeno rupestre” in Calabria, considerato che in questa regione esistono testimonianze di complessi ipogei, di grotte isolate, ma anche di importanti luoghi di culto risalenti sia al periodo bizantino che al successivo periodo medievale, ubicati in zone strategicamente importanti per il controllo e la difesa del territorio!
Fra quelli di cui posso darvi diretta testimonianza per esserci stata, vi cito alcuni esempi rilevanti:
- Il Parco Archeologico di Brancaleone Vetus dove “aggirandovi fra i ruderi del vecchio Paese potrete anche vedere gli antichi silos-granai e comprendere come qui, la stessa conformazione naturale delle rocce, in passato abbia aiutato l’instaurarsi di comunità che trasformarono questi anfratti e grotte, in abitazioni, successivamente utilizzate dai monaci bizantini e trasformate in celle monastiche e “chiese-grotte”, luoghi di ritiro per la preghiera e la meditazione, ma anche luoghi della vita quotidiana”. Rispetto a questo splendido luogo di Calabria poi, Carmine Verduci, Presidente della locale Pro – Loco e fondatore dell’Associazione Kalabria Experience, tanto ha già fatto e altrettanto sta facendo, nell’estendere il concetto di valorizzazione e turismo esperenziale anche ad altre località!
- Il bellissimo Borgo di Stilo e l’intera Vallata dello Stilaro dove “Dal settimo secolo dopo Cristo in avanti le grotte di queste zone divennero riparo e ritiro di eremiti e monaci greci, che nel tempo fondarono vari monasteri. Di quegli ascetici insediamenti oggi rimangono tracce indelebili nelle “Laure di Stilo”, grotte ed eremi rupestri affrescati, incastonati fra la rocce del Monte Consolino e dintorni.”
- Il Santuario del Monte Stella e il suo Eremo – Santuario rupestre dedicato a Santa Maria della Stella, ubicato sopra il centro di Pazzano, in Provincia di Reggio Calabria, un antico luogo di culto situato in una grotta, al quale si accede attraverso una scalinata di 62 gradini ricavati nella nuda roccia!
Forse in molti dovranno ringraziare Matera, Capitale Europea della Cultura nel 2019 e Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO dal 1993, che vede riconosciute, fra le altre cose, che:
I Sassi e il Parco delle Chiese Rupestri di Matera rappresentano un eccezionale esempio di insediamento scavato nella roccia, adattato perfettamente al suo ambiente geomorfologico e al suo ecosistema e che presentano continuità per oltre due millenni .la città e il parco rappresentano un esempio eccezionale di un tradizionale insediamento umano e di uso del territorio che mostra l’evoluzione di una cultura che ha mantenuto nel tempo un rapporto armonioso con il suo ambiente naturale.”,
Ed è proprio attraverso questa definizione e a far data da questo riconoscimento, che viene ampiamente rivisitata e apprezzata la “cultura rupestre” nel Sud Italia!
La mia prima visita alle Grotte di Zungri –
Un insediamento Rupestre
che colpisce la fantasia!
“Proprio lì, dove finisce l’Italia, inizia una storia straordinaria tutta da scoprire” ripete spesso Francesco Cuteri, “l’archeologo scalzo”, come ama definirsi lui stesso! Una frase che faccio mia, per ricordare a tutti che anche questa è la Calabria che aspetta di essere scoperta e conosciuta da tutti noi!
Magari partendo proprio da qui … Da Zungri e dalle sue Grotte, che finalmente sono riuscita a visitare con Peter quest’estate, di ritorno da Cetraro verso Reggio Calabria.
Ci siamo soffermati alcune ore a Zungri, per poter visitare il sito dell’Insediamento Rupestre e il Museo della Civiltà Rupestre e Contadina, oltre a fare un giretto nel delizioso centro calabrese, posto sul magico Altopiano del Monte Poro in provincia di Vibo Valentia non distante da Tropea, Capo Vaticano e dalle località turistiche più note della celebre Costa degli Dei!
Guida d’eccezione, in questa nostra visita, è stata l’Architetto Maria Caterina Pietropaolo, coordinatrice dello splendido sito di Zungri e del Museo della Civiltà Contadina e Rupestre, alla quale ora lascio la parola nell’Intervista che segue, nella quale ci condividerà le sue conoscenze e lo stato dell’arte di quello che oramai in tanti definiscono “The Stone Town”, la splendida e misteriosa “Città di Pietra” della Calabria.
A noi, le emozioni suscitate dall’esperienza di visitare questo luogo magico, resteranno nel cuore per sempre, come mai potrò dimenticare lo scambio di vedute, le ipotesi e le congetture fra Peter (ebbene sì: ama la cultura storica ed archeologica!) e Maria Caterina, circa la provenienza dei “veri” primi abitanti di queste località!
La Calabria è anche tutto questo ed attende anche Voi per stupirvi!
Informazioni Utili alla Visita delle Grotte di Zungri e del Museo
Se volete visitare il sito rupestre potete contattare i referenti attraverso la Pagina FB dedicata, telefonando allo 0039 377 441 9886, o ancora attraverso il form “contatti” del sito web delle grotte, di cui Qui vi lascio il link .
Il costo del Biglietto di ingresso sarà di 4 Euro a far data dal 1 Gennaio 2020, ed include la visita sia alle Grotte che al Museo.
Gli orari di apertura indicativi vanno dalle ore 9,00 alle ore 19,00.
Se invece volete organizzare una visita con le vostre scolaresche, oppure siete un Gruppo in visita in Calabria, contattate il numero telefonico che sopra vi ho lasciato per accordarvi!
Buona Visita a tutti …
Le Grotte di Zungri:
una Città di Pietra che si svela: Intervista
all’Arch. Maria Caterina Pietropaolo!
Buongiorno Maria Caterina! Vuoi presentare ai nostri lettori chi sei e spiegare il rapporto, che c’è fra te, la Calabria, le Grotte di Zungri e l’annesso Museo della Civiltà Rupestre e Contadina. Da quando hai iniziato ad occuparti di questo sito Archeologico?
Mi chiamo Maria Caterina Pietropaolo e dal 2013 ricopro il ruolo di coordinatrice del Museo della Civiltà Contadina e dell’Insediamento Rupestre di Zungri, meglio conosciuto come “Le Grotte”.
Sono un architetto e come tale guardo tutto ciò che mi circonda con occhio “tecnico” ma rivolto all’arte, al culto del bello, al recupero dell’esistente.
Sono un architetto calabrese che, con tanta passione e dedizione, si prende cura di uno dei tanti tesori nascosti di questa terra, un tesoro che i propri avi hanno da sempre preservato inconsapevolmente, non avendo la benché minima idea di cosa fossero le Grotte e di cosa rappresentasse quel mondo.
Solo recentemente, a partire dagli ’80 si iniziò a parlare della “scoperta” di uno dei siti rupestri medievali più importanti della Calabria.
Quando ho assunto il coordinamento del Museo e del sito rupestre nel 2013, non ero pienamente consapevole del tipo di lavoro che avrei dovuto svolgere. All’inizio la prospettiva era solamente quella di coordinare il personale del museo ma pian piano capii che non era solamente quello il ruolo che dovevo ricoprire.
Cominciai a guardare quel posto con occhi diversi e capii il vero valore di quelle architetture rupestri.
Cominciai a fare ricerche, avevo sete di cultura rupestre perché mi rendevo conto di non conoscere nulla di quel mondo.
Cominciai a prendere contatto con i vari studiosi che negli anni avevano lavorato su quelle Grotte perché era necessario mettere insieme tutti gli studi condotti fino a quel momento, studi di cui io non ero a conoscenza.
Cioè capii di avere davanti un foglio bianco, una matita in mano e i dati tecnici necessari per cominciare ad abbozzare il progetto di un edificio. E così cominciò la mia avventura …
Quattro Passi nell’antica Storia degli Insediamenti rupestri di Zungri: dalla Preistoria ad oggi. Le grotte di Zungri e la loro Storia, raccontati da Maria Caterina Pietropaolo.
Non abbiamo, al momento, studi che possano confermare le varie ipotesi che sono state avanzare dagli studiosi. Quindi non si può affermare con certezza l’origine del sito.
È certamente stratificato, le diverse fasi sono chiare ed evidenti. Non si può parlare di preistoria ma, sicuramente, di periodo bizantino e medievale con certezza.
Zungri è un bellissimo villaggio rupestre che si compone di un nucleo centrale che si sviluppa lungo un’unica direttrice, anche se tutto il complesso rupestre è composto da circa 50 o più grotte e si articola su una superficie di circa 3.000 Mq.
Le cavità hanno diverse forme e dimensioni (quadrangolari o circolari) alcune delle quali presentano una copertura a cupola con foro centrale. Sono mono o bi-cellulari, dislocate su uno o più livelli, con scale d’accesso scavate nella pietra.
Al loro interno gli spazi conservano alcuni elementi, come nicchie (alcune votive) e incassi scavati nella parete di arenaria per la sistemazione di mensole che testimoniano gli usi del vivere quotidiano degli abitanti di questi luoghi.
Definito “un eccellente esempio d’ingegneria idraulica”, il sito è caratterizzato da una fitta rete di canalizzazione per il deflusso dell’acqua piovana nelle vasche di raccolta poste a diversa altezza nel sito.
L’acqua, elemento fondamentale per la sopravvivenza, è stata un elemento certo per la scelta del luogo, essendo circondato da splendide sorgenti di acqua pura.
Vi è la tendenza di datare il sito al periodo compreso fra l’VIII e il XII secolo, quindi si può ascrivere la sua origine all’età medievale, ma realizzato su preesistenze bizantine costituite da grandi silos, utilizzati per la conservazione del grano.
Definito “il grande granaio del Poro”, questo posto fu, prima, lo stoccaggio delle derrate agricole utilizzate anche come merce di scambio che dovevano, non solo essere conservate, ma anche nascoste per le continue razzie che imperversavano.
Nella realtà questi luoghi sembrano essere nati e sopravvisuti come nascondigli, anche in tempi recenti.
E lo sono stati sempre fino a tempi recenti, quando la popolazione zungrese si dovette rifugiare alle Grotte per ripararsi dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale.
Difficile al momento stabilire fino a quando il sito sia stato abitato e chi vi abitò.
Da sempre aleggia questo mistero che lo rende ancora più affascinante.
Quali sono le ipotesi più accreditate su chi ha creato queste grotte? L’antica questione della cronologia dell’intero sito.
Sicuramente non furono popolazioni autoctone. Molte sono le similitudini con l’Oriente. Molto di Zungri si ritrova in Cappadocia, in Turchia così come nella stessa Matera.
Sicuramente alcune grotte sono da attribuire alla presenza di monaci italo-greci fuggiti in seguito alla persecuzione iconoclasta che ci verificò già a partire del VII sec. DC ma, senza gli opportuni studi con scavi archeologici, tutto questo rimane solamente ipotetico.
La Brochure dell’Insediamento Rupestre di Zungri – La Città di Pietra si svela
Itinerario nell’Insediamento Rupestre di Zungri – Un percorso fra storia e ipotesi. Dal palmento alle ultime scoperte. Ci racconti l’itinerario tipo che anche noi abbiamo seguito nell’antico Insediamento Rupestre di Zungri?
Il punto di partenza è il Museo, distante dalle prime cavità solamente 200 m.
Da qui, attraverso un tavolo touch, il personale del museo, fornisce tutte le informazioni utili alla visita. L’illustrazione del sito è di fondamentale importanza per riuscire a comprendere la complessità di cosa si va a visitare.
Il villaggio è costituito da cavità a uso abitativo e da cavità a uso produttivo come, appunto, i palmenti ed opifici vari. Ed è proprio un palmento, ossia la cavità all’interno della quale veniva prodotto il vino, che apre il percorso di visita.
Questa è composta da due vasche, quella alta e piana che consentiva la pigiatura dell’uva e quella più profonda dove il mostro veniva fatto fermentare.
Percorrendo ancora qualche decina di metri inizia il vero e proprio villaggio composto da cavità ad uso abitativo, il primo blocco, quello scavato nell’ultima fase del ciclo di vita del villaggio, presumibilmente intorno allo XII-XIII secolo.
Manca la parte superiore, probabilmente crollata in seguito ai vari terremoti che si sono susseguiti.
In questo primo blocco sono visibili le tracce di più recenti frequentazioni come il forno per il pane, i muri in pietra, le mangiatoie.
La maggior parte di queste cavità, così come il viale che attraversa la prima parte del villaggio, reca le tracce dei primitivi silos. Alcuni sono stati tagliati altri ampliati per dare spazio alle cavità. Quindi si passa dalla prima fase di scavo quella bizantina con i silos, alla seconda fase di scavo quella di ampliamento ovvero le grotte.
Percorrendo tutto il villaggio sembra di essere catapultati in un mondo irreale fino ad arrivare giù dove troviamo le sorgenti e le vasche di raccolta dell’acqua.
Ma al di là del percorso di visita esiste un’altra miriade di grotte “satelliti”, quelle ancora non accessibili al visitatore, che ci portano ad un tempo ancora più lontano e ad una diversa tipologia di cavità.
Ed è proprio da queste che bisogna partire per dare una giusta dimensione cronologica al sito.
L’insediamento Rupestre di Zungri viene anche definito come il sito delle Grotte degli Sbariati o insediamento Rupestre degli Sbariati di Zungri. Ci vuoi spiegare il perché di queste due diverse terminologie e chi erano gli Sbariati?
Il sito delle grotte di Zungri s’identifica proprio così: Insediamento Rupestre degli SBARIATI.
Sbariati è il soprannome della famiglia che fu proprietaria delle grotte prima che venissero espropriate dal Comune per renderle friubili.
Nel 1983, il prof. Achille Solano vide per la prima volta il villaggio definendolo una scoperta eccezionale, che andava a stravolgere le conoscenze del mondo rupestre della Calabria.
Secondo vari studiosi Sbariati deriva da “sbariat”, sbandati, quindi, probabilmente era questo l’appellativo dato a chi abitò o che scavò queste grotte definendoli come un popolo di fuggiaschi.
Impropriamente il sito è chiamato le “Grotte”, ma si tratta invece di cavità non naturali scavate dall’uomo.
A Zungri questo luogo da sempre è riconosciuto come Le Grotte degli Sbariati localizzato in località I Fossi.
Museo della Civiltà Rupestre e Contadina di Zungri – Quando è sorto e quali sono le sue principali finalità ad oggi?
Il Museo fu inaugurato nel 2003. Il sindaco dell’epoca chiamò me, l’attuale vicesindaco e altri due ragazzi per l’allestimento del museo.
Raccogliemmo moltissimi oggetti in case diroccate, ma molte furono le donazioni da parte dei cittadini. Cosa che continua ancora oggi, e così facendo il museo si arricchisce sempre di più, andando a rappresentare la memoria storica dei cittadini zungresi, un Museo dove ci si identifica e dove si ritrova un proprio passato non molto lontano, le proprie radici!
In questo Museo, ogni singolo oggetto racconta una storia fatta di fatica e di sacrificio, dove si ritrovano i propri avi e la storia della propria famiglia.
E la sua importanza risiede nel fatto che queste “tracce di Vita” saranno tramandate alle generazioni future quali testimonianze nel tempo delle proprie radici e della cultura contadina.
La scelta di ubicare il Museo all’ingresso del viale d’accesso alle Grotte non è del tutto casuale.
Questo Museo rappresenta l’anello di congiunzione tra una civiltà che ha fatto propria la cultura del vivere in grotta, di uomini non solo scavatori ma anche contadini, pastori, apicoltori, e una civiltà fatta di uomini eruditi, che hanno portato in questi luoghi una cultura che via via hanno trasmesso alle generazioni future.
L’emozione che questo museo suscita nei visitatori, non è quella di visitare una semplice esposizione, ma molto di più in quanto si riesce a percepire nettamente il calore umano, il vissuto di queste antiche abitazioni contadine!
Visitando le varie stanze sembra quasi di percepire l’odore del passato, i profumi provenienti dalla cucina o dalla camera da letto, o l’intenso profumo di campagna sprigionato dagli attrezzi agricoli.
Osservando e sfiorando quegli oggetti si percepiscono il sudore di tanti uomini e tante donne che hanno sacrificato la loro vita, permettendoci di essere quello che oggi noi siamo.
Oltre agli Insediamenti Rupestri, quali sono a Zungri le attrazioni da non perdere per Maria Caterina Pietropaolo e cosa diresti ai Turisti ed ai Viaggiatori per convincerli a visitarli?
La cosa più preziosa per noi zungresi, è il quadro della Madonna della Neve, verso il quale Zungri nutre una profonda e antichissima devozione.
Lo splendido dipinto datato 1530, oggi può essere ammirato nel Santuario Mariano “Maria SS. della Neve” in Zungri.
Molti esperti e critici d’arte hanno attribuito alla scuola raffaellesca questo formidabile ed espressivo dipinto, e tra quelli che sin ora hanno sostenuto questa tesi, cito Vittorio Sgarbi, che abbiamo avuto ospite qualche anno fa.
Dagli studi condotti, la chiesa della Madonna della Neve è posta all’ingresso di una delle porte d’accesso al sito stesso.
Lungo il costone dove essa sorge, si troverebbero molte buche che un tempo fungevano da neviere per raccogliere e conservare la neve.
Citando proprio il neviere, il Prof. Francesco Cuteri, in un convegno tenutosi qualche anno fa a Zungri, ha posto l’attenzione sul perché gli zungresi nutrissero questo forte culto verso la Madonna della Neve, sul perché questo sacro dipinto si trovi proprio a Zungri e le motivazioni circa il suo nome.
Il motivo è ancora sconosciuto. Il quadro sarebbe, secondo gli studiosi, una riproduzione autentica della Sacra Famiglia di Raffaello che si trova al Louvre: la Madonna con Gesù Bambino, Santa Elisabetta e San Giovanni.
La composizione dei due quadri e la tecnica pittorica sono identiche, motivi per il quale anche il quadro di Zungri è stato attribuito alla scuola di Raffaello. Da ricerche condotte sul culto della Madonna della Neve, il solo e unico quadro di Zungri presenta tale composizione, mentre altrove tale Madonna è solo con il Bambino, ritratti di solito a mezzo busto o busto intero, ossia statue marmoree o lignee o semplicemente raffigurazioni pittoriche, facenti riferimento a Santa Maria Maggiore. Quindi, la Madonna della Neve e Santa Maria Maggiore andrebbero a coincidere.
Il primo documento in cui si parla di Zungri, ritrovato alla Curia Vescovile di Mileto, risale al 1310, quando un sacerdote della parrocchia di San Nicola avrebbe versato la decima di due tarì. Tale fatto darebbe testimonianza che Zungri fosse, già all’epoca, un paese fiorente.
Nell’antico documento citato non c’è traccia del culto alla Madonna della Neve, né riferimento al dipinto, proprio perché di epoca successiva.
Anche questo è un percorso ancora da esplorare, che forse un giorno mostrerà nuovi legami con il sito rupestre e darà risposte alle tante domande ancora presenti.
In pochi conoscono l’APP dedicata a Zungri e alle sue grotte, scaricabile su Google Play. Ce ne vuoi parlare tu, Maria Caterina? Cosa si prefigge?
L’App, di cui QUI trovate il collegamento, è un’utilissima guida per effettuare un viaggio virtuale nel Museo e nelle grotte, che accompagna il visitatore alla scoperta del villaggio rupestre. Consiste in una mappa cliccabile con foto e didascalie che aiutano a comprendere il sito.
Inoltre, si possono trovare moltissime informazioni sulle Grotte di Zungri e sul paesaggio nel quale sono collocate a partire dal periodo paleolitico, informazioni sull’urbanizzazione e sulla storia archeologica di tutto il Monte Poro di cui Zungri fa parte, con maggiore attenzione verso gli studi condotti dai vari esperti sulle Grotte stesse, a partire dagli anni, ’80.
Con un semplice clic la storia delle Grotte è a portata di mano e in duplice lingua!
Progetti futuri ed emergenze quotidiane intorno a questo insediamento, al suo Museo e al Paese di Zungri. Ci vuoi dire lo stato dell’arte attuale e i programmi per il futuro di quest’area?
Tanto si è fatto in questi ultimi anni ma tanto c’è ancora da fare!
L’attuale sindaco, l’arch. Franco Galati riconfermato per la terza volta e la sua amministrazione, ha concentrato l’attenzione fin dal primo mandato, sul recupero e la valorizzazione dell’Insediamento Rupestre di Zungri.
Nel 2015, grazie ad un finanziamento regionale PISL con fondi europei si è avuta la svolta.
Gli interventi hanno riguardato la riqualificazione degli accessi al sito con pavimentazione antiscivolo, installazione di telecamere di videosorveglianza, corde e ringhiere poste nelle gradinate, strumentazione multimediale con tavolo touch, totem, App, sito web, video ufficiale delle Grotte e del Museo, catalogazione dei beni museali attraverso il software Tolomeo.
La scelta oculata di avere personale qualificato, ha permesso la diffusione e la conoscenza di questo sito.
Grazie al lavoro svolto dal personale del museo, supportato dell’amministrazione comunale, si è riusciti non solo a far aumentare il numero dei visitatori, che sono passati dai 7000 del 2013 ai 32000 del 2019, ma è stato anche possibile attuare tutta una serie di azioni, che hanno contribuito al proseguimento di ulteriori studi ed approfondimenti.
E’ stato quindi creato un comitato scientifico (ancora in itinere), costituito da esperti multidisciplinari nel settore degli insediamenti rupestri, che fra l’altro ha lo scopo di garantire future ricerche e di sovraintendere ai lavori urgenti di restauro di cui il sito necessita.
Il ruolo del comitato scientifico di ricerca si è attivato anche attraverso i seminari e i convegni sul tema, l’ultimo dei quali si è svolto sabato 23 novembre 2019 u.s. nella sala consiliare del Comune di Zungri, e che ha visto una grande partecipazione di pubblico.
Il prossimo appuntamento sarà a Firenze dal 21 al 23 febbraio 2020, dove presenteremo l’Insediamento Rupestre degli Sbariati al TourismA, il prestigioso Salone dell’Archeologia e del turismo culturale.
Zungri verrà presentato in quella sede al mondo scientifico (QUI il collegamento al programma specifico di TurismA), ma anche ad un parterre di enti locali e di operatori turistici coinvolti nell’offerta di esperienze e itinerari aventi come tema il patrimonio culturale (beni culturali, storia, archeologia, arte e architettura, paesaggio culturale).
Possiamo ritenerci molto soddisfatti del lavoro svolto fino a questo momento, anche se purtroppo da qualche anno, i problemi legati agli eventi meteorologici di forte intensità che stanno mettendo in ginocchio l’Italia, non hanno risparmiato neanche le Grotte di Zungri.
All’interno del sito, nella parte a valle – zona degli eventi, si sono verificati dei crolli molti seri dovuti al distacco di una parte del terreno che sovrasta l’area e che ha reso inagibile la zona.
Vari sono stati i tentativi di sottoporre la questione all’opinione pubblica così come alle istituzioni. Purtroppo, i tempi lunghi della burocrazia, concorrono solamente ad accrescere la possibilità di ulteriori danni dovuti alle continue e repentine avversità meteorologiche.
Quello di Zungri è un sito estremamente fragile, in cui il rischio di crolli non è mai da escludere!
Solo interventi urgenti e oramai non più procrastinabili di carattere complessivo, quali ad esempio il ripristino del sistema di regimentazione delle acque nei terreni a monte del sito stesso, ne potrebbero garantire la stabilità e la messa in sicurezza!
Tutto quanto si sta facendo, un immane e continuo lavoro sulle Grotte di Zungri e per le Grotte, non basta se non si interviene tempestivamente.
Guardandomi un pò intorno e prendendo spunto dalle varie situazioni disastrose che si stanno verificando in Italia a causa di eventi meteo estremi, non mi sentirei di escludere che si potrebbe ricorrere a iniziative che prendano vita da privati, da Associazioni, da aziende private, che vadono a supportare quelli che sono gli interventi pubblici in essere o che dovrebbero essere
Una raccolta fondi rivolta ai privati, prima che tutto crolli e che delle Grotte di Zungri non ne rimanga traccia!
A supporto di tutto quanto sin ora Maria Caterina Pietropaolo ci ha fin qui testimoniato, vi lascio un video YouTube registrato nel corso della mia visita all’insediamento rupestre di Zungri!
Lo potete trovare anche sul mio neonato canale YouTube, nel caso vi interessi condividerlo!
Forse più delle parole a volte, servono le immagini e i fatti, per fare comprendere quanto questa donna ha saputo donare al territorio su cui opera, alle splendide Grotte di Zungri e al suo Museo della Civiltà Rupestre e Contadina! Vogliamo dargli una mano e far sentire più forte l’appello?
Ma la cosa più importante da ricordare è che la Calabria che non vi aspettate di trovare, è anche tutto questo ed attende anche Voi per stupirvi!
Se volete ricevere ulteriori approfondimenti su quanto qui avete potete leggere, scrivete pure di seguito nei commenti: risponderò alle vostre domande! Se vi andrà di condividerlo ne sarò felice, ma lo sarò ancora di più se deciderete di visitare le grotte di Zungri!
Se avete trovato di vostro gradimento ciò che qui avete letto riguardo alle cose da vedere e da fare a Zungri oltre le grotte, condividetelo sui vostri social o consigliatelo ai vostri amici!
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